La sindrome metabolica
La sindrome metabolica ha origine dall’adiposità addominale (detta anche viscerale), cioè dalla tendenza ad accumulare il grasso prevalentemente nella pancia. Questo vale non solo per chi è sovrappeso: anche chi è normopeso può avere una distribuzione del grasso che lo predispone alla sindrome metabolica. Il tessuto adiposo addominale, infatti, non è un semplice deposito di calorie, ma un tessuto molto attivo, un vero e proprio organo, che rilascia acidi grassi e molecole infiammatorie nel sangue. Queste molecole modificano il metabolismo dei grassi e degli zuccheri e portano a un fenomeno chiamato “insulino-resistenza”, cioè la progressiva perdita, da parte dei tessuti, della sensibilità all’insulina.
L’insulina, infatti, è una delle principali molecole regolatrici del metabolismo. Quando i tessuti, come quelli muscolari o del fegato, cominciano a diventare resistenti alla sua azione, il pancreas è costretto a produrne sempre di più. L’eccesso di insulina, a sua volta, altera la pressione arteriosa, l’equilibrio tra grassi “buoni” e grassi “cattivi” e promuove un ulteriore accumulo di grasso della pancia, in un circolo vizioso che, se non viene interrotto, può portare a diabete e malattie cardiovascolari.
La sindrome metabolica è una sorta d’intossicazione da grassi, che deriva da eccessi alimentari, sedentarietà o da una certa predisposizione individuale. Si stima che sia presente in circa il 20% degli italiani*.
Come riconoscere la sindrome metabolica?
Secondo l’Associazione americana di cardiologia (American Heart Association) si parla di “sindrome metabolica”, o “sindrome da insulino-resistenza”, se è presente una circonferenza addominale >102 cm per gli uomini e >88 cm per le donne, in aggiunta ad almeno 2 delle seguenti condizioni:
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trigliceridi >150 mg/dl (o trattamento specifico);
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HDL <40 mg/dl per gli uomini e <50 mg/dl per le donne;
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pressione arteriosa >130/>85 mmHg;
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alterata glicemia a digiuno (>100 mg/dl) o precedente diagnosi di diabete mellito di tipo II.
Un ulteriore segno che ci conferma la sindrome metabolica è la steatosi epatica non-alcolica, detta “fegato grasso”. Gli acidi grassi che sono rilasciati dal grasso della pancia, infatti, possono accumularsi nel fegato, che s’ intossica e piano piano può infiammarsi. Questo fenomeno, alimentato dall’insulino-resistenza, dà gli stessi sintomi di un’intossicazione da alcool (detta, invece, steatosi epatica alcolica). Lo si può riconoscere da un aumento delle transaminasi nel sangue, oppure mediante una specifica ecografia.
i rischi della SINDROME METABOLICA?
In caso di sindrome metabolica si è in presenza di un rischio cardiovascolare più marcato. È bene quindi intervenire il prima possibile, fin da giovani, per ripristinare un metabolismo in equilibrio, innanzitutto mediante una corretta alimentazione e il giusto apporto di esercizio fisico. È dimostrato, infatti, che un’attività fisica moderata (camminare mezz’ora al giorno) è quella più salutare per il cuore, riduce l’insulino-resistenza e migliora il rapporto tra i grassi buoni (colesterolo HDL) e i grassi cattivi (colesterolo LDL, trigliceridi).